a cura di Valeria Gallitto e Gianluca Scerri
Il CO.P.E. in Tanzania per il contrasto alle epidemie e a supporto di mamme, bambine e bambini.
In un paese come la Tanzania, non si muore di solo Covid-19. La Tanzania è il 6° Paese al mondo per morti causate da Hiv/Aids. La diffusione dell’Hiv nel Paese comporta una probabilità fino a 20 volte superiore di contrarre anche la tubercolosi (Oms, 2018) e, secondo l’ultimo Global Tuberculosis report del 2020, il paese africano rientra tra i 7 paesi con maggiore incidenza di Tbc al mondo (insieme a Cambogia, Etiopia, Kenya, Namibia, Federazione Russa e Sud Africa) e tra i 20 paesi al mondo con più alta incidenza di coinfezione Tbc/Hiv.
Per questo motivo il CO.P.E. si è impegnato nel distretto di Mufindi ad avviare il progetto Thupime, finanziato dal Fondo Globale e in partenariato con l’Ospedale San Raffaele di Milano (Irccs, It), il Distretto Sanitario di Mufindi – Medical Officer (Dmo) e il Dipartimento di Medicina dell’Università di Dodoma (Udom, Tanzania). Scopo principale di Thupime è ridurre il tasso di coinfezione Hiv/Tbc, così come raccomandato dall’Oms, attraverso attività di diagnosi e cura di alta qualità. Fulcro delle attività previste dal progetto è il Centro di Salute Rurale di Nyololo dove sono state avviate le vere e proprie attività di prevenzione e cura della Tbc con l’arrivo del “Genexpert”, strumento utile allo screening per Hiv e Tbc, e grazie ad altre attività di sensibilizzazione e formazione che mirano maggiormente alla prevenzione di comportamenti pericolosi per la diffusione dei virus. La coinfezione, infatti, causa una combinazione pericolosa, accelerando il reciproco decorso delle malattie. Questa condizione allarmante nel Paese vede le donne, bambine e bambini tra i più vulnerabili: ad oggi, tra i soggetti sieropositivi ben il 58% sono donne con più di 15 anni ed il 5,5% sono ancora bambine/i di età inferiore ai 14 anni (Unaids 2020).I n questo contesto opera la struttura sanitaria avviata dal CO.P.E., l’Ospedale di Nyololo, attiva già dal 2004, con un bacino di 50mila utenti e che rappresenta l’unica struttura sanitaria di riferimento per le persone che vivono nelle zone rurali circostanti, nonché un’importante opportunità di accesso per i servizi sanitari di base e non solo, della popolazione locale. La struttura è devota, sin dall’inizio, alla salute materno-infantile e alla prevenzione, diagnosi e cura di HIV; nel 2007,è stato infatti attivato il Care and Treatment Clinic (Ctc), reparto per il trattamento e monitoraggio dell’Hiv con più di 2.000 pazienti attualmente in cura, sia presso la struttura che attraverso attività di outreach nelle zone circostanti (con le cosidette cliniche mobili).
La difficoltà di raggiungimento delle strutture sanitarie, è tutt’oggi uno dei principali ostacoli all’accesso a servizi sanitari di qualità per la popolazione sul territorio.
È per questo che nel 2018 è stato avviato il progetto Panda (Pregnancy And Newborn Diagnostic Assessment), che ha come fulcro la tutela della salute materno-infantile, uno dei grandi temi irrisolti della sanità nel Paese: nel distretto di Mufindi, il tasso di mortalità materna si attesta ancora a 135 donne ogni 100.000 nati vivi, quello di mortalità neonatale si attesta a 8,1 morti ogni 1.000 nati e quello di mortalità dei bambini al di sotto dei 5 anni si attesta a 9,7 morti ogni 1.000 nati vivi (District Medical Officer, 2018). Negli ultimi due dati citati, la causa della mortalità è spesso la trasmissione verticale madre-figlio dell’Hiv. Il sistema di telemedicina Panda, realizzato da Terre Innovative (start-up italiana) che sfrutta la tecnologia mobile per assicurare assistenza sanitaria prenatale e postnatale di alta qualità in contesti a risorse limitate come quello tanzaniano, rappresenta uno strumento efficace per le attività di sensibilizzazione, sincronizzandosi con le strutture sanitarie di riferimento e facilitando l’identificazione delle gravidanze a rischio medio/alto che sono poi seguite da personale sanitario qualificato. Il monitoraggio costante consente il referaggio presso strutture di riferimento in caso di necessità. Anche sotto questo aspetto, il Centro di Salute Rurale di Nyololo rappresenta un’avanguardia sul territorio: considerata la carenza di infrastrutture sanitarie di emergenza per donne in stato di gravidanza, grazie al progetto Safe Mami, finanziato dalla diocesi di Caltagirone e avviato dal 2019, è iniziata la costruzione di una sala operatoria che consentirà di evitare il trasferimento d’urgenza delle donne gravide che abbiano delle complicazioni e che, fino a pochissimo tempo fa, dovevano affrontare un viaggio in ambulanza di più di un’ora per poter essere assistite con equipaggiamenti idonei. L’Ospedale di Nyololo sarà in grado di intervenire per ridurre il così elevato tasso di mortalità materno-infantile sul territorio. L’intervento del Cope, però, non si limita alla realizzazione delle strutture ma l’ong continua ad operare per favorire la capacity building delle operatrici e operatori sanitari e lo sviluppo del sistema sanitario locale in linea con i bisogni rilevati sul territorio e con l’ambizione di trasferire le migliori tecnologie e competenze possibili per il contesto, una proposta concreta di sviluppo sostenibile anche per la medicina dei paesi africani.