Roma 13 novembre 2020
intervista a Nicoletta Luppi, Presidente & Amministratore Delegato MSD Italia, a cura del Network italiano Salute Globale
La pandemia Covid-19 ci ha colto impreparati su molti ambiti, in Italia e non solo. Le case farmaceutiche in che cosa si sono trovate in difficoltà?
Il primo e immediato pensiero è andato alle nostre persone, per assicurare che tutte le precauzioni per proteggere i dipendenti fossero adottate e, per coloro per i quali fosse possibile, lavorare in smart working da casa o, se in ambiente di lavoro, assicurare ambienti sanificati, distanziamento e opportuno utilizzo di Dpi [dispositivi protezione individuale] all’inizio di difficile reperibilità
Abbiamo pensato ai pazienti che utilizzano i nostri farmaci per garantire la fornitura anche durante il lockdown, sia la continuazione degli studi clinici per consentire di non fermare la ricerca, in particolare in ambiti così importanti come quelli dell’oncologia e delle malattie infettive.
Nonostante l’attività di informazione scientifica abbia avuto difficoltà di accesso alle strutture sanitarie, ci siamo organizzati con incontri a distanza via webex per poter consentire un corretto aggiornamento sulle nostre innovazioni. Analogamente, i principali congressi medici internazionali e nazionali si sono svolti in forma digitale.
E poiché siamo consapevoli del nostro ruolo a supporto della salute della popolazione, abbiamo voluto essere parte della soluzione anche attraverso una “Maratona” di donazioni, come atto di responsabilità sociale per testimoniare la nostra vicinanza all’intero Sistema Paese.
Una Maratona di solidarietà lunga tre mesi, dall’inizio del lockdown, con donazioni per un valore totale di oltre 2,5 milioni di euro per aiutare Istituzioni, Pazienti e Cittadini e durante la quale l’Azienda, anche grazie al contributo diretto delle sue Persone attraverso la donazione di giornate lavorative, ha supportato Onlus, Società Scientifiche e Fondazioni per l’acquisto di Dpi e di macchinari per gli ospedali e per fornire servizi di tecno-assistenza. Il risultato, fra l’altro, è stata la donazione, a livello territoriale, di oltre 1.200 kit per il telemonitoraggio certificato, il trattamento e il controllo dei pazienti cronici da remoto per un valore di mercato di 1,5 milioni di euro circa, per consentire la gestione dei pazienti fragili, anziani, cronici e con comorbidità, favorendo il distanziamento fisico (e, quindi, ostacolando la diffusione del virus) e decongestionando le strutture sanitarie impegnate ad affrontare, con tutte le loro risorse ed energie, l’emergenza Coronavirus; la fornitura di 80.000 mascherine equamente divise tra la Fimmg – Federazione Italiana Medici Medicina Generale, (per consentire visite in sicurezza ai pazienti in visita presso gli studi medici) e i volontari di CittadinanzAttiva (per assistere le persone in difficoltà); una raccolta fondi di 100.000 mila euro resa possibile grazie alla donazione di giornate lavorative da parte del nostro personale e ulteriori donazioni per consentire la dispensazione a domicilio dei farmaci oncologici, per sostenere economicamente le spese dei medici volontari.
Purtroppo, nonostante i nostri sforzi, il lockdown ha avuto importanti impatti negativi. Innanzitutto, ha visto l’interruzione di attività importanti di prevenzione e trattamento, le vaccinazioni hanno subito un rallentamento se non addirittura uno stop totale soprattutto durante i mesi di marzo/maggio. Le vaccinazioni pediatriche entro i due anni sono state garantite, ma le vaccinazioni per gli adolescenti e gli adulti hanno subito un crollo consistente. Analogamente gli screening oncologici e le visite oncologiche hanno avuto una diminuzione di oltre il 50% con conseguenze importanti innanzitutto per i pazienti.
Quanto è importante la condivisione dei saperi nell’ambito scientifico, ed è davvero praticata?
Nell’ambito scientifico non si può prescindere da una collaborazione tra enti di ricerca in tutti i continenti e le partnership che MSD ha avviato per lo sviluppo di vaccini contro il Covid-19 lo dimostrano.
Come MSD, possiamo dire di avere una storia fortunata di collaborazione pubblico-privato, a partire dal primo esempio di collaborazione pubblico-privato qual è il Mectizan Donation Program, che, nei suoi trenta anni di attività, ha fatto sì che si sia raggiunto l’importante traguardo di eliminare la cecità fluviale in ben 5 Paesi; fino allo sviluppo di un vaccino come quello per Ebola, che abbiamo messo a disposizione dell’Oms e di altre organizzazioni internazionali per risolvere l’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, con un impegno produttivo oneroso e una complessa catena di distribuzione.
Da più parti si chiede un vaccino accessibile a tutte e tutti, qual è il ruolo delle case farmaceutiche perché questo sia possibile?
Per rispondere a questa domanda importante, non possiamo che fare riferimento alle parole del nostro Ceo, Kenneth C. Frazier: “La tradizione e l’esperienza maturata da MSD nella scoperta e sviluppo di vaccini e farmaci antivirali ci impongono di partecipare allo sforzo della comunità scientifica per scoprire nuovi farmaci e vaccini che possano porre fine a questa pandemia. MSD è stata da subito impegnata a sviluppare una risposta efficace alla pandemia Covid-19 e siamo consapevoli che il successo finale richieda una collaborazione globale tra Paesi, aziende e tanti altri stakeholder. Siamo orgogliosi di aver identificato alcune delle soluzioni più promettenti per rispondere alla sfida globale e di aver messo tutte le nostre risorse a disposizione in modo da accelerare i processi. Covid -19 è una sfida globale che richiede soluzioni globali. Come abbiamo già dimostrato con il vaccino per Ebola, quando il mondo ha bisogno di unirsi per fronteggiare nuovi e difficili sfide, può contare su MSD che è sempre in grado di fare la sua parte. Sebbene la sfida di questa pandemia sia immensa, sappiamo che la Scienza e lo spirito di collaborazione trionferanno, proprio come è successo in passato”.
A maggio 2020 abbiamo annunciato l’impegno nell’ambito della ricerca contro il Covid-19 su tre fronti: l’acquisizione di Themis Bioscience, azienda focalizzata sui vaccini e sulle terapie di immunomodulazione per le malattie infettive, incluso Covid -19; la collaborazione con Iavi, organizzazione di ricerca non-profit attiva per trovare soluzioni alle più importanti sfide di sanità pubblica e la collaborazione con Ridgeback Bio – azienda biotech statunitense – per lo sviluppo di un antivirale orale per Covid-19.
Nel mese di marzo, Themis Bioscience si è unita in consorzio con l’Istituto Pasteur e il Centro per la Ricerca sui Vaccini dell’Università di Pittsburgh, con il supporto finanziario della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi, per sviluppare un vaccino per la prevenzione del Covid-19. Con loro Msd ha sottoscritto una dichiarazione di intenti che riflette l’impegno delle parti a sviluppare, produrre e distribuire un vaccino su scala globale e a un prezzo che renda il vaccino disponibile in tutto il mondo e accessibile a tutti coloro che ne avessero bisogno, inclusi i Paesi a basso reddito pro-capite.
Quanto è importante la medicina di base e la diagnostica per affrontare situazioni di questo tipo?
L’attuale momento che stiamo vivendo ci ha insegnato due cose molto importanti: la consapevolezza di avere un Sistema Sanitario Nazionale che accoglie e cura senza sosta, non lasciando indietro nessuno e la necessità di intervenire al più presto su alcuni aspetti per rendere sempre più efficiente la gestione della salute pubblica.
Un indirizzo centrale sembra essere quello del potenziamento della governance territoriale per la gestione della cronicità, per ricercare differenti e nuovi equilibri in cui la persona, e non la malattia, sia al centro del percorso assistenziale e sviluppare linee di lavoro che portino all’integrazione fra ospedale e territorio, alla salvaguardia della funzione della rete specialistica e alla rivalutazione del ruolo fondamentale del medico di medicina generale.
I limiti del modello ospedalo-centrico sono emersi nel nostro Paese, e abbiamo imparato che nessuna epidemia, si può controllare solo negli ospedali, come si era forse erroneamente immaginato: il territorio, e quindi la medicina di base, può collaborare nell’identificazione dei casi, attraverso i test rapidi di screening e nella sorveglianza con la tracciabilità dei contatti, il monitoraggio e l’isolamento.
Nel percorso di potenziamento della medicina di base è fondamentale il ruolo delle nuove tecnologie, attraverso un utilizzo più esteso dei sistemi informativi e il ricorso al telemonitoraggio e alla tecnoassistenza nei pazienti cronici, soprattutto quelli più fragili, anziani e con comorbidità.
Se pensiamo alla gestione dei circa 1,3 milioni di pazienti diabetici con complicanze cardiovascolari in Italia, l’adozione della telemedicina determinerebbe una riduzione dei costi complessivi della patologia – attraverso il monotoraggio continuo dei parametri clinici, il miglioramento dell’aderenza terapeutica, la riduzione delle complicanze e, quindi nelle ospedalizzazioni – che si tradurrebbe in risparmio annuo di circa 1,6 miliardi per il Sistema Sanitario Nazionale.
In questa visione olistica della governance della salute pubblica si inserisce la donazione di MSD Italia, per un valore di 1,5 milioni di euro, per la fornitura di sistemi di telemonitoraggio domiciliare per consentire la gestione ottimale da remoto dei pazienti covid cronici e con comorbidità, supportare il medico, anche di medicina generale, nel monitoraggio costante dello stato di salute e delle condizioni cliniche e decongestionare le strutture sanitarie, ancora purtroppo molto impegnate nella gestione dei casi più gravi e le terapie intensive.
È noto il suo impegno per l’empowerment femminile, i dati dicono chiaramente che le donne stanno pagando il prezzo più alto di questa pandemia, quali sono le maggiori criticità che osserva dal suo?
La pandemia ha impattato le nostre vite, e sicuramente accentuato le disuguaglianze e i fattori di fragilità: negli anziani, più colpiti ed esposti, i giovani, inficiati nelle opportunità educative, di relazione e di gioco, nel mondo del lavoro e nelle categorie meno protette tra le quali l’universo femminile. Le donne sono state tra le più penalizzate dalla pandemia per molteplici motivi: hanno avuto maggiori problemi sul lavoro perché occupate in settori più colpiti; si sono spesso fatte carico di compiti aggiuntivi durante il lockdown come lo studio dei figli o la cura degli anziani e stanno pagando un frustrante ritardo riguardo ai desideri di maternità.
Ritengo inoltre che le donne di tutte le generazioni stiano pagando il prezzo più alto da questa pandemia, in termini economici, sociali e sul fronte dei diritti, come ha affermato recentemente il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres sostenendo che “circa il 60% delle donne in tutto il mondo lavora nell’economia sommersa, guadagna meno degli uomini, ha minori capacità di risparmio e maggiori probabilità di cadere in uno stato di povertà”.
Tuttavia, emergere con chiarezza come le donne presentino una migliore attitudine a offrire le risposte giuste alla crisi, in termini di comportamenti e di “resilienza” nelle difficoltà, e nel continuare ad offrire uno sguardo positivo e di speranza.
Un’indagine condotta, durante l’avvio della seconda ondata di contagi, dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo (Università Cattolica) tra giovani donne dai 18 ai 35 anni, ha rilevato bene questa attitudine alla reazione positiva. Sebbene il 52,5% delle donne abbia denunciato un peggioramento della propria vita quotidiana (contro il 45,2% degli uomini), il 45% afferma di apprezzare oggi ancora più di prima il valore della vita, contro il 39% degli uomini. Anche se più colpite dalla pandemia, le donne, rivelano un tasso di empatia più alto e una maggiore resilienza e volontà di mettersi in gioco per ripartire.
Penso che tra gli interventi più urgenti sia da garantire la centralità alle donne e alle organizzazioni femminili nella lotta alla pandemia e nei progetti di rilancio e di pianificazione economica; eliminare le disuguaglianze retributive legate al genere; progettare piani di sviluppo socio-economici e pacchetti di incentivi fiscali incentrati sulla vita e sul futuro delle donne per garantire loro protezione sociale e pari opportunità.
Credo che per continuare a sostenere questi diritti ognuno debba fare la sua parte. Personalmente, collaboro con molte organizzazioni profit e non profit e presto il mio volto per campagne che promuovano la parità di genere o la difesa dei diritti delle donne, sono testimonial della campagna Amref contro la mutilazione genitale femminile.
Ci metto la faccia, perché ci credo e perché, citando Kofi Annan, “L’uguaglianza di genere è più che un obiettivo in sé. È una condizione preliminare per affrontare la sfida di ridurre la povertà, promuovere lo sviluppo sostenibile e costruire una buona governance.”