7.192 servizi offerti; 2.124 partecipanti a sessioni di gruppo; 1.942 donne nei servizi di screening per l’identificazione di casi di violenza di genere e domestica; 2.591 donne hanno ricevuto supporto terapeutico per violenza e traumi da conflitto; gruppi di sostegno per 1.810 donne sopravvissute alla violenza; 322 322 rifugiati/e visitati a domicilio; attività di sensibilizzazione e attività ricreative per 1.366 giovani; circa 4.803 donne, ragazze, uomini e bambini raggiunti da sessioni di informazione e campagne di prevenzione sulla salute riproduttiva e sessuale;


I diritti, la dignità e la libertà di scelta
delle donne del mondo
GIORDANIA - Salute e diritti per le rifugiate
Nel campo profughi di Za’atari in Giordania, nel 2013, la violenza domestica è risultata essere “il tipo più diffuso di violenza” e vede coinvolte soprattutto le ragazze di età compresa tra i 12 e 18 anni (UNFPA, 2015).
Sono state aperte tre cliniche presso i governatorati di Amman, Zarqa e Balqa per donne e uomini rifugiati, garantendo a circa 10.000 persone l’accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva:

EUROPA – Stop Mgf
Secondo le ultime stime Unicef del 2016, sono 200 milioni le ragazze e donne che vivono con Mgf in 30 paesi del mondo e, anche se negli ultimi 30 anni si è verificato un declino della pratica, l’impatto della crescita della popolazione fa prevedere che altri 63 milioni di ragazze potrebbero subirla entro il 2050. In Europa, dove le Mgf sono praticate prevalentemente da un piccolo gruppo di migranti da specifici paesi dell’Africa, del Medioriente e dell’Asia, si stima che siano 500.000 le donne e ragazze che hanno subito le MGF e che ogni anno 180.000 ragazze e donne siano a rischio di subirle. Secondo l’ Istituto Europeo per gli Studi di Genere (EIGE), uno degli elementi critici delle stime sulla prevalenza delle MGF in Europa è la mancanza di dati attendibili e metodologicamente uniformi sul numero delle donne e delle ragazze a rischio o che sono state sottoposte alla pratica (all’interno dell’UE o nei paesi di origine).


Cooperiamo con chi ha bisogno,
perché non abbia più bisogno di noi

Foto Gianfranco Ferraro
MYANMAR - Combattiamo la malaria
In 10 municipalità delle regioni di Mandalay, Shan State Settentrionale e Kachin, Cesvi è attivo con un progetto di prevenzione e controllo della malaria attraverso una rete sanitaria di comunità a livello di villaggio.
Nel 2015 la malaria ha causato, a livello globale, circa 306.000 vittime tra i bambini sotto i 5 anni di età, particolarmente vulnerabili alla malattia (OMS).
Sono state distribuite circa 10.000 zanzariere impregnate di insetticida e realizzato campagne di educazione sanitaria, diagnosi precoce della malattia (tramite il test Rdt al quale oltre 24.000 persone sono state sottoposte) e trattamento di casi di malaria non gravi, mentre i casi più complicati sono rimandati a servizi sanitari municipali.
A Namhsan, Manton e Namtu (Shan State) Cesvi si prefigge anche l’obiettivo di migliorare la salute materno-infantile in un contesto in cui il 25% della popolazione è costituito da donne in età riproduttiva e dal 10% di bambini minori di 5 anni, in cui il solo 6% delle nascite è seguito da personale specializzato. L’intervento è costituito dalle seguenti attività, basate su un approccio inclusivo centrato sulla partecipazione dei beneficiari.

ZIMBABWE - Fermiamo l’Aids sul nascere
Nel 2001 è stato lanciato il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” nell’Ospedale St.Albert, situato nel distretto di Centenary. È stato introdotto il protocollo PMTCT (Prevention of Mother-To-Child Transmission) al fine di ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, garantendo inoltre assistenza medica e supporto psicosociale ai malati di AIDS.
In Zimbabwe dove sono 1,4 milioni le persone affette da HIV, di cui 77.000 sono bambini (0- 14 anni) e gli orfani per AIDS ammontano a 144.000, sono stati fatti molti progressi negli ultimi anni in tema di tutela della salute delle madri e dei bambini. Nel 2015 sono nati circa 4.900 bambini affetti da HIV, il 65% in meno rispetto al 2009; inoltre 8 donne incinta su 10 sono state sottoposte a terapia antiretrovirale per impedire la trasmissione del virus ai nascituri.
Nel 2001, all’Ospedale St.Albert, il 6,7% dei bambini che nascevano era affetto da HIV. Oggi, questo dato è calato drasticamente allo 0,6%. Solo il 5% delle donne in gravidanza visitate è positivo, contro il 21% del 2001. Grazie al sostegno di Cesvi l’Ospedale St.Albert possiede oggi un Maternity Shelter molto efficiente, che può ospitare 105 donne contemporaneamente, dove vengono effettuati circa 250 parti al mese e dove i trattamenti di prevenzione dal virus vengono effettuati regolarmente. Dal 2001 al 2016 con il supporto di Cesvi sono stati effettuati circa 32.500 parti e nell’ultimo anno sono state fornite terapie antiretrovirali a 940 pazienti.

Foto Giovanni Diffidenti


Contribuire alla promozione integrale
della persona umana
BURKINA FASO - Protezione dei primi 1.000 giorni di vita

Mmi opera in queste zone con un progetto regionale di lotta alla malnutrizione acuta severa. La mortalità infantile nella Regione presenta valori molto elevati (142/1.000), superiori alla media nazionale. Secondo l’Unicef, quasi la metà dei decessi è dovuta alla malnutrizione. Il 18% delle donne in età fertile è malnutrito e il 50% è anemico.
L’azione di MMI, in collaborazione con la Direzione Regionale della Salute, contribuisce a migliorare la copertura dei servizi di consultazione prenatale e infantile, in particolare per la prevenzione, lo screening e la presa in carico della malnutrizione cronica infantile, e dell’accesso all’acqua potabile.

180.000 gestanti e 150.000 mamme in post-partum attese nei Centri di Salute; 47.000 bambini 0-23 mesi seguiti in 65 Centri di Salute; 300 operatori socio-sanitari formati.
A Ouagadogou Mmi si dedica anche alla presa in carico di bambini Hiv positivi e alla prevenzione della trasmissione verticale dell’Hiv dalla mamma al bambino. Si stima che vi siano tra 8000 e 15000 bambini sotto i 15 anni sieropositivi e che coloro che hanno perso almeno un genitore per Hiv/Aids siano 10 volte tanto.
A beneficiarne saranno 200 bambini da 0 a 18 mesi nati da madre Hiv positiva; 150 bambini con Hiv in trattamento più grandi di 18 mesi ; 250 bambini vittime indirette dell’Hiv (figli di madri Hiv); 1.500 donne in gravidanza che ricevono counselling pre test; 400 donne assistite psicologicamente attraverso i gruppi di supporto.

MOZAMBICO - Supporto nutrizionale e sicurezza alimentare
Nel Distretto di Morrumbene Mmi è impegnata a migliorare i servizi di salute di base offerti alle famiglie.
In Mozambico malattie come la malaria, la diarrea, le infezioni respiratorie, la tubercolosi e l’Hiv/Aids sono in aumento, soprattutto nelle aree rurali. I tassi di mortalità materna sono fra i più alti del mondo (490 ogni 100.000 nascite), la mortalità infantile è del 13,2%. Il 43,7% dei bambini minori di 5 anni è malnutrito. L’11,3% della popolazione adulta (15-49 anni) è affetta da Hiv.


Mmi supporta i centri di salute e le equipe sanitarie mobili nelle visite comunitarie con funzioni preventive (malnutrizione infantile, gravidanza a rischio, educazione sanitaria, vaccinazioni, prevenzione HIV ed altre malattie a trasmissione sessuale, etc.) e curative (malaria, febbri, etc.).
A beneficiare del progetto sono 8000 mamme e gestanti visitate pre e post-parto e ospitate in case “mae de espera” (assistenza pre-parto), 10.000 bambini visitati, 225 bambini vulnerabili assistiti nel supporto alimentare, 450 donne e 1.950 bambini supportati con micronutrienti e farmaci, 60 operatori di salute materno infantile, 45 agenti socio-sanitari comunitari


Comitato Collaborazione Medica
Curiamo chi cura
SUD SUDAN – Sostegno ai servizi sanitari

Foto Cristiana LoNigro
Nello stato di Warrap, presso l’ospedale di Turalei, il Ccm è presente e offre un sostegno concreto al rafforzamento dei servizi sanitari offerti per ridurre la vulnerabilità della popolazione locale, dei ritornati e degli sfollati della contea di Twic. I beneficiari del progetto sono circa 45,100 persone, in particolare bambini e donne in età fertile. Il Ccm supporta in totale 3 ospedali, 3 centri di salute (phcc) e 18 dispensari (phcu) e i suoi interventi hanno l’obiettivo principale di contribuire al raggiungimento delle priorità di sviluppo dell’Health Sector Development Plan 2012-2016, occupandosi in particolare fra l’altro di formazione teorico-pratica degli operatori sanitari comunitari, figure sanitarie di base che operano sul territorio; formazione delle ostetriche e delle infermiere su assistenza alle donne in gravidanza; realizzazione di campagne di vaccinazione per prevenire la diffusione delle comuni malattie infettive soprattutto dei bambini (tubercolosi, difterite, pertosse, tetano, poliomielite e morbillo); servizi di prevenzione e cura a favore di donne, con particolare attenzione alle visite prenatali, l’assistenza al parto, gestione delle emergenze ostetriche (parti cesarei);

Si intendono raggiungere 530.000 persone, fra le più vulnerabili, di cui 201.960 bambini (38%) che riceveranno servizi di cura integrati di salute e nutrizione integrata; e 41.700 donne in gravidanza o in allattamento (8%) che riceveranno servizi di prevenzione e cura della malnutrizione prima, durante e dopo la gravidanza. i restanti 285,250 beneficiari (54%) sono adulti e giovani (sopra i 5 anni di età) che accederanno alle strutture sanitarie attraverso le visite ambulatoriali.

KENYA - Acqua pulita e salute primaria


Nella contea rurale di Isiolo, nel centro del Kenya, vivono oltre 143mila persone dedite prevalentemente all’attività agricolo-pastorale. Per via delle scarse condizioni igieniche, le malattie generate dall’acqua non pulita – infezioni gastro-intestinali, dissenterie, malaria – sono tra le cause di mortalità più comuni per le fasce più vulnerabili della popolazione: neonati, bambini, donne in gravidanza. Il Ccm, insieme all’Ong Lvia, affianca le autorità locali nella realizzazione di un intervento teso da un lato ad aumentare l’accesso a fonti d’acqua pulita e a sensibilizzare la popolazione su comportamenti igienico-sanitari corretti, dall’altro a potenziare i servizi sanitari di base sul territorio, perché le malattie più comuni possano essere riconosciute e trattate in tempo. L’azione si concentra sui distretti di Isiolo, Garbatulla e Merti, dove si trovano 15 tra centri di salute e dispensari che il Ccm assiste attraverso la fornitura di medicinali e di piccoli equipaggiamenti e la formazione e supervisione del personale sanitario. La sensibilizzazione comunitaria su igiene e salute avviene tanto nei centri sanitari, quanto nelle scuole, nei mercati e negli altri luoghi di aggregazione.
Entro la fine del progetto, saranno 39.363 le donne ed i bambini che avranno usufruito di cure, vaccinazioni ed assistenza in gravidanza e durante il parto.

Miglioriamo il mondo,
insieme
Coopi è oggi presente in 24 paesi di Africa, America Latina e Medio Oriente, con 150 progetti umanitari che raggiungono quasi 2 milioni e 400 mila persone.



Dal 2006 è impegnata anche nel sostegno a distanza in 8 paesi, assicurando cibo, istruzione, salute e protezione a 2.712 bambini.
L’impegno di Coopi contro la diffusione e gli effetti di HIV-AIDS, nella maggior parte dei casi, è rivolto alle categorie sociali più vulnerabili come rifugiati, donne vittime di violenza sessuale, bambini o sieropositivi.


Crediamo nella “cooperazione capovolta”
che significa partire dal sud del mondo
I NOSTRI PRIMI 15 ANNI

Prevenzione ed Assistenza sanitaria:
Prevenzione e riabilitazione della disabilità:
Promozione sociale:
Formazione e ricerca:



La salute è un diritto, battersi per il suo rispetto è un dovere
Africa Sub Sahariana– Per la salute di mamme e bambini

Credit Matteo de Mayda

Ancora oggi troppe mamme muoiono per malattie che potrebbero essere curate: la distanza dagli ospedali, le strutture e il personale insufficienti, oltre alla scarsità di informazioni, mettono a rischio la vita delle categorie più fragili e vulnerabili.
Con il programma “Prima le mamme e i bambini. 1000 di questi giorni” intendiamo occuparci di mamme e bambini in sette paesi dell’Africa subsahariana per tutto il periodo che va dall’inizio della gravidanza fino ai due anni di vita, con un’attenzione particolare al tema della nutrizione. Nei villaggi più inaccessibili, quelli dell’ultimo miglio, sensibilizziamo le donne in gravidanza su una corretta alimentazione, con una dieta bilanciata. Spieghiamo l’importanza di rivolgersi alle strutture sanitarie per le visite prenatali: qui si eseguono i controlli del sangue, del peso e della pressione per prevenire malattie che possono compromettere lo sviluppo del feto, come ad esempio l’anemia e l’ipertensione, e si effettuano i test di screening per patologie infettive (Hiv/Aids, tubercolosi, sifilide) e metaboliche come il diabete. Si somministrano alle donne ferro, acido folico e la profilassi per la malaria, e si raccomanda di continuare ad assumerli anche a casa.
5 gli anni di intervento (dal 2017 al 2021)
7 i paesi di intervento (Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Sierra Leone, Sud Sudan, Uganda)
10 gli ospedali e i distretti di riferimento
320.000 parti assistiti da effettuare
60.000 i bambini malnutriti trattati di cui:
10.000 i bambini affetti da malnutrizione acuta da curare
50.000 i bambini da accompagnare nella crescita per contrastare la malnutrizione cronica e acuta
3 milioni il bacino di utenza complessivo

Sud Sudan – Emergenza fame

Credit Nicola Berti

Il Sud Sudan è lo stato più giovane del mondo ma versa già in una pericolosissima crisi umanitaria, a causa della drammatica guerra civile in corso dal 2013. In tutto il Paese, 4 milioni di persone sono in fuga dai sequestri, gli stupri, le torture e le stragi di civili. Chi riesce attraversa i confini per cercare riparo all’estero, soprattutto in Etiopia e Uganda.
Nel nord del Paese, dove più forte è la crisi, i profughi si nascondono nelle zone paludose lungo il Nilo Bianco, distese d’acqua ed erba così inospitali che è difficile persino combattere. Uomini, donne e bambini si trovano senza cibo, acqua potabile, cure mediche. Medici con l’Africa Cuamm opera in 5 ospedali del Sud Sudan che sono riconosciuti come luoghi neutrali e punti di riferimento per tutta la popolazione, soprattutto per chi scappa dalla guerra e ci chiede aiuto. Noi, però, vogliamo fare di più. La zona di crisi sita solo pochi chilometri e, oggi più che mai, non possiamo restare a guardare. Nel nord del Paese tra tante difficoltà operiamo con concretezza per far fronte all’emergenza. Abbiamo individuato quattro villaggi nelle paludi lungo il Nilo dove costruire altrettanti posti di primo soccorso con personale qualificato sempre pronto a fornire cure di base. Grazie all’utilizzo di una barca ambulanza e di un mezzo anfibio monitoriamo le isole per portare vaccinazioni, visite, screening nutrizionali. Trasportiamo i casi più gravi al centro di salute più vicino, quello di Nyal, che abbiamo reso operativo e stiamo dotando di una sala operatoria a funzionamento continuo grazie a un impianto a energia solare.
Allo stesso tempo stiamo rinforzando gli ospedali che già supportiamo, per renderli in grado di accogliere chi viene a chiedere protezione.
4 milioni di sfollati
1 milione di rifugiati in Uganda
370.000 rifugiati in Etiopia
1 abitante su 3 ha abbandonato al propria casa
Le risposte di Cuamm all’emergenza
4 posti di primo soccorso per garantire in altrettante isole lungo il Nilo servizi sanitari di base agli sfollati disponibili notte e giorno
1 ambulanza su barca e 1 mezzo anfibio per garantire visite, farmaci e supplementi nutrizionali ai villaggi nelle paludi. La barca viene utilizzata anche per trasportare i casi di emergenza al Centro sanitario di Nyal.
12 sanitari locali, tra cui infermieri, vaccinatori, assistenti nutrizionisti e ostetriche, per i posti di primo soccorso e il team mobile.
1 centro sanitario (a Nyal), la struttura sanitaria più prossima alle zone di carestia. Il Cuamm contribuisce ad attrezzarla, fornirla di una sala operatoria sempre attiva grazie a un impianto di energia solare. Un medico chirurgo Cuamm garantisce le emergenze, fa supervisione e formazione.
5 Ospedali e 90 strutture sanitarie supportati dal Cuamm nel resto del Paese.

Mozambico – Dieci anni di lauree in Medicina all’Università di Beira
Il Sud Sudan è lo stato più giovane del mondo ma versa già in una pericolosissima crisi umanitaria, a causa della drammatica guerra civile in corso dal 2013. In tutto il Paese, 4 milioni di persone sono in fuga dai sequestri, gli stupri, le torture e le stragi di civili. Chi riesce attraversa i confini per cercare riparo all’estero, soprattutto in Etiopia e Uganda.
Nel nord del Paese, dove più forte è la crisi, i profughi si nascondono nelle zone paludose lungo il Nilo Bianco, distese d’acqua ed erba così inospitali che è difficile persino combattere. Uomini, donne e bambini si trovano senza cibo, acqua potabile, cure mediche. Medici con l’Africa Cuamm opera in 5 ospedali del Sud Sudan che sono riconosciuti come luoghi neutrali e punti di riferimento per tutta la popolazione, soprattutto per chi scappa dalla guerra e ci chiede aiuto. Noi, però, vogliamo fare di più. La zona di crisi sita solo pochi chilometri e, oggi più che mai, non possiamo restare a guardare. Nel nord del Paese tra tante difficoltà operiamo con concretezza per far fronte all’emergenza. Abbiamo individuato quattro villaggi nelle paludi lungo il Nilo dove costruire altrettanti posti di primo soccorso con personale qualificato sempre pronto a fornire cure di base. Grazie all’utilizzo di una barca ambulanza e di un mezzo anfibio monitoriamo le isole per portare vaccinazioni, visite, screening nutrizionali. Trasportiamo i casi più gravi al centro di salute più vicino, quello di Nyal, che abbiamo reso operativo e stiamo dotando di una sala operatoria a funzionamento continuo grazie a un impianto a energia solare.
Allo stesso tempo stiamo rinforzando gli ospedali che già supportiamo, per renderli in grado di accogliere chi viene a chiedere protezione.

Credit Nicola Berti

10 anni di sostegno alla Facoltà di Scienze della Salute dell’Università Cattolica di Beira
2007 le prime 13 lauree
33 docenti e tutor inviati dal Cuamm
296 nuovi laureati, quasi un quinto dei medici del paese.
