(DIRE) Roma, 11 mag. – Non tutti i sistemi sanitari sono
universali e in grado di offrire cure a tutte le persone. Una
risposta globale, soprattutto davanti a una pandemia (come per
esempio quella da Covid-19), e’ quanto mai necessaria. Accanto
alle autorita’ nazionali, molte ong, anche italiane, lavorano in
questo senso. A spiegare meglio all’agenzia di stampa Dire le
attivita’ svolte anche in vista del prossimo G20, che si terra’
in Arabia Saudita, e’ stata Stefania Burbo, focal point del
Network Italiano Salute Globale:
– Di cosa si occupa il Network Italiano Salute Globale e quali
sono le realta’ che ne fanno parte?
“Il Network e’ composto da una rete di 10 organizzazioni della
societa’ civile impegnate a favore del diritto alla salute. Siamo
nati nel 2002 come osservatorio sull’Hiv ma abbiamo avuto sempre
una visione ampia perche’ occuparsi di questa infezione significa
occuparsi anche di altre malattie, e anche dello stigma e della
discriminazione. Abbiamo formalizzato questa visione ampia
costituendoci come Network italiano salute globale a cui
afferiscono ong sanitarie e non”.
– Avete messo in campo delle azioni extra durante questo periodo
di emergenza?
“Si’ le nostre organizzazioni rimangono in prima linea per
sconfiggere il Covid sia in Italia che in altri Paesi dove
lavorano attraverso dei progetti di cooperazione internazionale.
In Italia alcune attivita’ di formazione sono state sospese a
causa del distanziamento sociale, ma alcune delle nostre Ong sono
attivate in collaborazione con le autorita’ sanitarie sul
territorio e hanno organizzato delle equipe mobili per fare
informazione sanitaria e per assistere le persone senza fissa
dimora. Per quanto riguarda invece i Paesi in cui operano come
cooperazione sanitaria e non solo, stanno lavorando a stretto
contatto con le autorita’ locali per informare le persone
sull’emergenza, promuovere il distanziamento e l’igiene. Non e’
sempre facile se pensiamo soprattutto a quelle realta’ come
gli slum in cui la pratica del distanziamento e’ impensabile. Noi
come rete abbiamo deciso di sostenere le loro attivita’ con una
sezione sociale dedicata al Covid sul nostro sito dove riportiamo
le attivita’ svolte da queste Ong”.
– In alcune parti del mondo il diritto alla salute e l’accesso
alle cure non sono garantite. Insieme anche al Fondo globale per
la salute per cosa vi battete?
“Noi ci battiamo per garantire l’accesso sanitario a servizi di
qualita’ per tutti diritto alla salute universale. Per questo
sosteniamo e realizziamo, attraverso le nostre Ong, azioni di
lotta contro lo stigma, la discriminazione anche di genere.
Questo per evitare che le donne e le persone piu’ vulnerabili non
abbiamo accesso a servizi di qualita’. Fin dalla costituzione noi
collaboriamo con il Fondo globale per la salute relativamente
all’Aids, tubercolosi e malaria da 20 anni per immettere piu’
risorse al fine di contrastare queste epidemie. Il Fondo globale
lo effettua sostenendo i servizi sanitari dei Paesi piu’
fragili”.
– Trump ha recentemente dichiarato di voler bloccare
momentaneamente i fondi all’Oms, quali effetti questa scelta
produrrebbe a medio e lungo termine?
“Di nuovo andrebbe a colpire le persone piu’ vulnerabili, perche’
l’Oms e’ impegnata a garantire le cure per tutte le persone. Il
contributo degli Stati Uniti all’Oms e’ un contributo importante,
per cui la sospensione andrebbe a colpire le persone piu’ deboli.
Noi auspichiamo che ci sia a breve un ripensamento”.
– L’Italia e’ rappresentata al Civil 20 anche da due donne, lei e
Paola Berbeglia. Di cosa si occupa questo organismo e a cosa
state lavorando in questo momento?
“Il Civil 20 e’ il gruppo di riferimento, per la societa’ civile
del G20. Il G20 ha vari gruppi di riferimento come quello delle
aziende, il think tank e anche la societa’ civile. In Italia il
punto di riferimento per la societa’ civile, che si occupa dei
processi G20 ma anche G7, e’ il Gcap Italia-Coalizione contro la
poverta’ di cui il mio Network fa parte e di cui sono co-
portavoce. Quest’anno stiamo seguendo il processo Civil 20 di cui
faccio parte e la presidenza G20 si terra’ per il 2020 in Arabia
Saudita. Inoltre prendo parte al comitato di gestione che fa
parte del Civil 20 mentre Paola Berbeglia rappresenta le
associazioni delle Ong Italiane e il Concord Italia. Per
quest’anno Berbeglia coordina il gruppo di lavoro del Civil 20
dedicato all’educazione insieme ad una collega saudita. Per
quanto riguarda i contenuti, chiaramente la pandemia da Covid-19
ha preso il sopravvento e ci si occupa soprattutto di questa
emergenza. Contiamo di farlo anche l’anno prossimo quando la
presidenza del G20 sara’ italiana e anche noi, come
rappresentanza della societa’ civile, saremo chiamati a
coordinare il Civil 20. Noi puntiamo al rafforzamento dei sistemi
sanitari perche’ la pandemia di Covid ha nuovamente dimostrato
che l’impatto delle epidemie e’ molto piu’ grave laddove i
sistemi sanitari non sono preparati a far fronte alle emergenze”.
– Forse bisogna pensare ad un piano pandemico che sia condiviso
tra i vari Paesi tanto a livello europeo che mondiale per dare
una risposta comune al medesimo problema?
“Si’, anche perche’ non si puo’ pensare di lavorare singolarmente
e rispondere alla pandemia che invece e’ globale. Dunque la
risposta deve essere comune. A livello internazionale ci si sta
muovendo proprio il 4 maggio l’Unione Europea ha coordinato un
pledging event, una sorta di evento fundraising, dove le nazioni
ma anche attori privati sono stati chiamati a raggiungere un a
cifra iniziale fissata a 7miliardi e mezzo di euro per
contrastare la pandemia. L’Italia ha risposto con una
dichiarazione del Presidente Conte impegnando 140 milioni di
euro, non tutti sono per Covid ma parte di questi si ed e’ un
buon segnale. L’importante e’ che questo riguardi lo sviluppo del
vaccino e che non ci si dimentichi del rafforzamento generale dei
sistemi sanitari poiche’ questo rappresenta la chiave di volta”.
(Mco/ Dire)
13:20 11-05-20