«Per merito della terapia, che non guarisce, ma impedisce alla malattia di progredire, l’Hiv fa oggi meno paura. Ma ancora una volta è necessario ripetere che non bisogna abbassare la guardia. La trasmissione dell’infezione non si è arrestata: superata la fase drammatica in cui lo scambio di siringhe tra tossicodipendenti totalizzava ogni anno migliaia di nuove infezioni, l’Hiv continua ad essere trasmesso soprattutto per via sessuale. Il numero delle nuove infezioni per anno non è ovviamente definibile, perché in gran parte dei casi vengono diagnosticate molto tempo dopo. Più del 30% delle nuove diagnosi di infezione da Hiv del 2015 sono state effettuate in persone che presentavano già i sintomi di un’infezione vecchia di anni. Il numero delle persone in trattamento antiretrovirale in Italia è giunto a sfiorare le 100.000 unità.
La terapia a consentito a molti di invecchiare, tanto che l’età media de pazienti italiani che frequentano gli ambulatori dei centri di malattie infettive si è approssimata ai 50 anni o spesso li ha superati. Indagini recenti dimostrano che la maggioranza di queste persone svolge un’attività lavorativa e professionale del tutto regolare. Persiste tuttavia in una buona parte dei casi un importante disagio sociale e rilevanti fragilità, per cui è difficile seguire le cure e rimanere in contatto con i centri di assistenza.
Il congresso Europeo cade negli stessi giorni in cui il Piano Nazionale per l’Aids predisposto dal Ministero della Salute viene discusso ed auspicabilmente licenziato nella Conferenza stato Regioni.
“Il Piano Nazionale- riferisce il nuovo presidente della Simit Prof. Massimo Galli, (eletto lo scorso 18 Ottobre a Salerno), ordinario di Malattie Infettive in Milano e Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche Luigi Sacco, che ne ha coordinato l’elaborazione- si accinge finalmente a completare il suo percorso istituzionale. Ora bisogna arrivare alla sua applicazione, cominciando da gruppi di lavoro che provvedano all’articolazione dei vari punti del piano facendo lavorare insieme commissioni ministeriali e regioni con le associazioni di volontariato e, per quanto di loro competenza, le società scientifiche. L’integrazione delle azioni del Piano nei livelli essenziali di assistenza garantiti su tutto il territorio nazionale è il passaggio fondamentale affinché tutto questo possa avvenire”».
Fonte Agenzia DIRE