La rete del Network si amplia, con noi anche il Cmsr – Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, associazione attiva dal 1979 a Livorno, abbiamo raggiunto per una breve intervista Daniela Cuomo, project manager per la cooperazione internazionale.
Puoi riassumerci i punti salienti della storia e la filosofia del Cmsr?
Nel codice etico dell’associazione c’è l’intento che ogni donna e uomo diventi protagonista della propria storia e del progresso, non solo economico, della comunità in cui vive, divenendo soggetto attivo e responsabile di democrazia e di pace; per questo lavoriamo per il rispetto e la promozione dei diritti primari delle persone e delle popolazioni, per promuovere ogni idonea azione di sensibilizzazione e informazione per la diffusione dell’educazione alla cittadinanza globale e alla solidarietà, per la prevenzione di fenomeni di xenofobia, odio, razzismo, e per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale dei migranti. Da decenni cerchiamo di agire questa filosofia con il volontariato internazionale, la realizzazione, nei Paesi Emergenti, di attività di cooperazione allo sviluppo finalizzata al raggiungimento di obiettivi di giustizia sociale, equità e rispetto dei diritti umani e l’attenzione al fenomeno migratorio e l’eventuale realizzazione di attività e/o iniziative che coinvolgano le comunità straniere presenti sul territorio.
Cosa ha comportato la pandemia per il vostro lavoro?
Come per tutti è stato molto difficile gestire il lavoro, soprattutto le attività in Italia ed inizialmente anche in Tanzania. In Italia abbiamo dovuto sospendere il doposcuola con gravi problemi per i nostri studenti, non certo in grado di seguire la Dad. I nostri volontari hanno mantenuto contatti telefonici costanti con i ragazzini e le famiglie, molto in difficoltà per la situazione. In Tanzania, avendo personale locale dedicato e non essendo un paese ad alta incidenza di Covid-19, a parte una battuta d’arresto iniziale siamo riusciti a concludere alcuni progetti, con le necessarie variazioni. Inoltre attraverso la Cei e la rete con Caritas e ospedali locali abbiamo promosso alcuni progetti di formazione/informazione per il personale sanitario locale sulla pandemia Covid-19 e fornito attrezzature ad alcuni ospedali. Anche noi risentiamo economicamente della situazione, ma non molliamo.
A proposito di Tanzania, in questi giorni è sulle cronache internazionali per un presunto governo negazionista, voi che avete fonti dirette come commentate questa notizia?
Non parlerei di “negazionismo”, il Presidente sta facendo una serie di affermazioni decisamente discutibili e pericolose, ma non nega che il Covid-19 esista. In effetti purtroppo afferma che ci sono cure naturali e medicine, approvate dal sistema sanitario nazionale, che possono debellarlo ed è arrivato al punto di non ordinare i vaccini e negare quindi la possibilità di una campagna di vaccinazioni. Rimangono le raccomandazioni di lavarsi le mani, mettere se possibile la mascherina e mantenere un distanziamento fisico (cosa per altro difficile in tutta l’Africa). Molto decisa la reazione della società civile e delle chiese, in particolare la Conferenza Episcopale Tanzaniana, che hanno preso le distanze dalle dichiarazioni del Presidente in modo netto e si stanno organizzando per ribattere a queste affermazioni e promuovere una maggiore consapevolezza nella popolazione relativamente ai rischi della pandemia
Vi occupate anche di turismo responsabile, che in qualche modo è anche un turismo di prossimità, come cambierà nell’epoca del Covid-19?
In realtà le attività che svolgiamo in questo ambito sono dedicate soprattutto a viaggi in Tanzania, e ovviamente queste hanno subito una battuta d’arresto totale. La visita ai nostri progetti in zone rurali, collegate alla visita alle comunità e a parchi non turistici era la nostra specializzazione. Stiamo molto riflettendo sul turismo di prossimità e ci piacerebbe inventare qualcosa di nuovo attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere presenti sul nostro territorio, vedremo cosa riusciremo a fare.
Siete federati anche a Focsiv, cosa significa per voi fare rete?
Per noi fare rete, esserne parte attiva è fondamentale sia in Italia che nei paesi dove operiamo. Lavorare insieme, mettendo a frutto l’esperienza di ciascuno, collaborando realmente e lealmente per il bene comune credo sia il futuro. Pensiamo che lo scambio, mettere a sistema le relazioni, le conoscenze, le esperienze può far crescere il lavoro di tutti in modo davvero efficace e produttivo. Personalmente ho visto troppo spesso replicare inutilmente le esperienze in zone magari vicine, senza sfruttare l’esperienza degli errori già fatti, delle best practices testate. In un momento in cui è difficile lavorare, ottenere la giusta attenzione dalle istituzioni e avere le risorse per realizzare i progetti, fare squadra diventa fondamentale per farsi ascoltare, avere peso. Perché siamo tutti diversi, ma abbiamo uno scopo comune.