Più di 15mila fra ricercatori, attivisti e rappresentanti politici e delle istituzioni di oltre 160 paesi, centinaia di volontari e un “Villaggio globale” che irradia energie, passioni e buone pratiche da condividere fra mostre fotografiche, soprattutto di donne, istallazioni con i condom, laboratori di moda e jam session.Linguaggi diversi per combattere insieme discriminazioni e ineguaglianze: è iniziata così la settimana della 22esima conferenza sull’Aids, che si tiene ad Amsterdam fino al 27 luglio e che si è aperta ufficialmente con ospiti d’eccezione, dal principe Harry a Concita Wurst, e con la marcia che ha attraversato le vie della città: alcune migliaia di attiviste e attivisti, un corteo colorato e allegro, con slogan chiari e comprensibili per tutt@: cambiamo le politiche, non le persone; accesso egualitario all’assistenza sanitaria; stop allo stigma e alle discriminazioni e soprattutto solidarietà con le persone che vivono con l’Hiv e alle comunità che sono loro accanto. Gli esperti riuniti ad Aids2018 parlano chiaro, stanno venendo meno i fondi e l’epidemia potrebbe ripartire, sicuramente si allontanano gli obiettivi fissati con l’agenda 2030 dalla comunità internazionale.Del resto, come denunciato dalla campagna spagnola lanciata da Salud por Derecho “Nobody can disappear”, nessuno può sentirsi escluso da questa battaglia, perché se i governi spariscono, se i donatori spariscono, se la società civile sparisce non saremo capaci di porre fine all’Aids.
Un monito, quello dell’organizzazione spagnola, a non mettere fine agli aiuti internazionali nei paesi a reddito medio, dove vive più della metà delle persone con Hiv, in particolare in America Latina e nei Caraibi, ma vale per molti altri – da più parti nel corso della conferenza si richiama l’attenzione sull’Europa orientale e l’Asia centrale in cui l’Hiv è in rapido aumento – e la denuncia di Salud por Derecho viene sostenuta infatti dall’intera rete del Gfan – Global Fund Advocates Network.
La necessità di fare networking è certamente l’altra esigenza che emerge nel girare fra gli stand del Villaggio Globale, animato da associazioni e progetti molto variegati, dalle studentesse cinesi del ChinaYouthNetwork che lavorano nelle scuole di Pechino al Global Interfaith Network ai giovanissimi del Tajkistan, passando per le associazioni africane e gli stand animati dai/dalle sex worker, dalle comunità trans e dalle femministe, ovunque i loro corpi segnano la differenza.Così come, dà speranza incontrare le tante e tanti giovani nelle performance, nei workshop e nelle conferenze, a sottolineare che le nuove generazioni vogliono essere protagoniste del cambiamento: una di loro, la diciannovenne Mercy Ngulube, nata con Hiv, ha dichiarato riferendosi al titolo di Aids 2018 – Breaking Barriers Building Bridges: “Sono fiduciosa che un giorno vedremo la fine di questa epidemia, perché avremo costruito i giusti ponti e abbattuto le restanti barriere”.
Amsterdam, 24 luglio 2018